Dal libro “Yoga Naturale” di Charles Berner (Yogeshwar Muni)
“Molto del significato di resa è sintetizzato dal concetto di libertà. Non si è legati a nulla, si è liberi da ogni richiesta, ma si è tenuti stretti alle proprie scelte dalle braccia del Signore. Questa è la chiave, ossia che tutto dipende da una propria scelta.
Per impedire che le persone pensino che l’unione sia solo un trucco mentale, gli yogi, individui che hanno raggiunto l’unione con Dio, non parlano molto di questo, sebbene essi stessi sappiano che è della massima importanza. Che si sappia o meno, si è sempre e completamente nelle mani del Signore. I grandi yogi sanno che è attraverso la propria scelta che si dona la vita al Signore. E’ una scelta libera e consapevole.
La vostra vita è guidata da Dio in ogni caso, sia che l’abbiate donata a Dio o meno, ma donarla consapevolmente e per propria scelta, produce una grande differenza. Invece di accumulare sempre più impressioni mentali con le attività della vita e con le esperienze non integrate, le impressioni psicologiche si dissolvono. Queste impressioni sono nell’essenza impurità: sono esperienze del passato alle quali si è resistito e che sono quindi rimaste sospese nella mente, nel corpo e nei sentimenti.
Notate che ho detto esperienze alle quali si è resistito. Dando liberamente la propria vita a Dio, le resistenze scompaiono, perché non c’è più azione compiuta da se stessi e nessuna azione compiuta nei propri confronti. Questa è la verità della questione: voi non state più sotto il velo dell’illusione. Le cose sono come sono, quindi non c’è accumulo di ulteriori impressioni mentali.
Nei tempi moderni, tale approccio potrebbe essere facilmente mal compreso e ritenuto erroneamente un’altra attitudine psicologica. Forse potrebbe essere liquidato come una forma di auto-ipnosi, di auto-suggestione. Nella nostra cultura non si conosce il principio che l’essenza della vita è la relazione tra due entità divine e che la scelta di relazionarsi è assoluta. Ci si può relazionare, oppure no, quindi questa scelta è fondamentale e non un semplice trucco psicologico. Alla radice di ciò che accade nella vita, c’è la propria scelta di relazionarsi o meno.
Questa libertà deve essere data e riconosciuta dagli insegnanti e dalle altre persone, altrimenti sarebbe una negazione della verità della situazione. La verità è che noi abbiamo la libertà di scelta. E’ una scelta libera e non è nelle mani di nessuno, fuorché dell’individuo che sceglie. Quindi ogni insegnante che non riconosce allo studente la sua libertà di scelta, sta negando la verità ed è destinato a fallire. Gli studenti passeranno il loro tempo a tentare di dimostrare all’insegnante che loro hanno questa libertà di scelta.
Mi ricordo quando, nei primi tempi del mio insegnamento, scoprii questo principio e poi feci un errore nella direzione opposta, divenendo totalmente permissivo. Una volta che lo studente ha dato se stesso per propria scelta, egli ha bisogno di una guida e di un mano ferma ed amorevole. Prima deve avvenire la resa e poi l’insegnante può guidare correttamente e con fermezza.
Così, ogni buon insegnante sa che lo studente è completamente libero di fare ciò che desidera. Uno studente può giungere o meno dall’insegnante, ma quando arriva per propria libera scelta, allora si deve arrendere, riconoscere il potere di scelta dell’insegnante e quindi accettare la sua guida. L’insegnante si è arreso in anticipo allo studente, scegliendo di essere un insegnante. Egli dice: “ti insegnerò” e poi dona la propria vita a favore dello studente, che a sua volta darà la propria vita a favore dell’insegnante. Questa è la resa reciproca.
Un buon insegnante dovrebbe seguire questi doveri:
Esercitare la disciplina ogni giorno per svolgere bene il proprio ruolo;
Tentare di dire solo la verità ai suoi studenti e tentare di non deluderli;
Riconoscere la libertà dei propri allievi;
Esercitare la disciplina per tenere l’insegnamento libero quanto più possibile dalle proprie impurità;
Rimuovere completamente tali impurità;
Proseguire con la propria pratica di resa;
Accettare di proseguire anche senza la presenza del proprio maestro, se necessario.
Alcuni studenti non amano riconoscere l’autorità del proprio insegnante. Essi dicono: “Tu mi appartieni. Ho fatto tutto questo per te, quindi ora tu devi fare ciò che dico io “.
Swami Shivananda diede delle regole per il suo ashram. Qualche volta i giovani studenti, che a quei tempi erano Venkateshanada, Vishnudevananda, Satchitananda, Chitananda e altri, non sempre riconoscevano l’importanza del codice etico per l’ashram e così lo infrangevano. Si svegliavano la mattina e scoprivano così che il Maestro spesso se ne andava. Una volta lo cercarono per tutta Rishikesh senza trovarlo.
Finché un vicino disse loro: “Ho visto il Maestro andare giù per la strada”, lo seguirono e lo trovarono quindici o venti miglia lungo la via.
Dissero: “Maestro, cosa è accaduto? Dove state andando?”.
Egli rispose: “Sto andando da qualche parte, dove gli studenti seguono il codice etico dell’ashram”.
“Ma voi avete fondato questo ashram ed è necessario che rimaniate”, risposero loro.
Il maestro però continuava lungo la strada.
Alla fine si prostrarono ai suoi piedi e dissero: “Faremo ciò che desideri, senza questioni”.
Anche il maestro ha la sua libertà. Ogni individuo, per sua vera natura, ha una completa libertà. L’unico limite è che non può rendere schiavi gli altri, poiché ognuno ha tale libertà. La maggior parte delle persone passano le proprie vite a dimostrare agli altri che essi non hanno alcuna libertà e questi a loro volta tentano di provare che invece ce l’hanno. Quasi tutto l’intero conflitto fra genitori e figli ha a che fare con questo.
Il progresso spirituale, attraverso la relazione insegnante–studente, inizia in quel punto in cui c’è riconoscimento reciproco e così la resa accade volontariamente. E’ a questo punto che la relazione tra insegnante e studente si instaura e l’insegnamento può iniziare. Il progresso spirituale avviene in un’atmosfera di riconoscimento della verità sulla libertà dello studente e dell’insegnante e del legame, per libera scelta di entrambi, che è resa reciproca. A quel punto è possibile un vero progresso spirituale.
Permettetemi di ribadire questa profonda verità: ciò che noi siamo è libertà di scelta. Infatti, disponiamo di una scelta assoluta, perché siamo esseri divini assoluti. Dio non può essere reso schiavo. La vostra qualità divina, come entità divina, è che nulla può accadervi senza la vostra partecipazione consapevole. Quindi, dal momento che siete comunque coinvolti con la vita, per una scelta antica, potete rendere consapevole tale scelta e dire: “Va bene, sto partecipando alla vita per mia libera scelta”.
Dal momento che quella è stata la tua scelta antica, puoi anche fare in qualunque momento una scelta opposta, ossia smettere di partecipare alla vita, in modo definitivo. Ad esempio, vi ricordate di Harry? Harry ha smesso di partecipare, così ora è andato per sempre. Non lo sapevate? Ora Harry non è più in vita. Egli è in un mare di pura conoscenza, senza consapevolezza, senza relazione, senza attività, senza alcuna manifestazione di vita, in alcun modo, forma o modello. Chi può dire quanti si trovano là? Noi siamo quelli che non si trovano in quella condizione perché abbiamo scelto di partecipare e stiamo partecipando in una certa misura. Però, sebbene partecipiamo, commettiamo un errore, perché non lo stiamo facendo completamente.
Il processo di resa nello Yoga Naturale è semplicemente una questione di aumentare quel grado di partecipazione, di arrendersi sempre di più, finché si è completamente consumati nell’altro, Dio. Dal momento che questa era la vostra intenzione originale, state semplicemente continuando ciò che avete iniziato nel principio della vostra partecipazione alla vita, ossia l’entrare in relazione con gli altri.
Dato che questo era il vostro scopo originario, è anche ciò che deve essere completato: una totale unione, un completamento perfetto. Come si può avere l’unione con l’altro senza la resa? Non è possibile, perché senza scegliere liberamente di riconoscere la libertà di scelta dell’altro arrendendosi a lui, l’unione non avviene.
Naturalmente, ci si può fermare in ogni momento, ma così si perde il contatto. La vita è un gioco di percentuale fra questi due fattori: quanto si sta arrendendo la propria libertà di scelta all’altro, allo scopo di creare questo contatto e quanto ci si rifiuti di fare ciò. E’ un gioco fra queste due parti. Quegli individui che definiamo Dio o dei sono coloro che sono andati avanti e si sono arresi completamente a noi. Essi sono andati fino in fondo, mentre noi stiamo ancora girando intorno, cercando di essere pronti, arrendendoci un po’ di più e così via. I nostri periodi di meditazione sono semplicemente momenti formali in cui diciamo: “Va bene, lo farò un po’ di più”.
I cambiamenti che si verificano producono degli effetti collaterali come conseguenza della scelta di arrendersi maggiormente. Voi però non siete gli autori di questi effetti, con la resa tutto accade spontaneamente. Arrendendovi, andate attraverso ogni genere di posture, tutti i tipi di sigilli energetici, tutti le modalità di respiro. Giungerete al ritiro dei sensi, alla concentrazione, alla vera meditazione e alla fine all’unione. Questi sono in realtà effetti collaterali che voi non potete produrre in nessun modo.
Le persone che fanno pratiche spirituali di volontà rimangono deluse per queste cose, pensando di esserne gli autori. Così cercano di concentrarsi e scoprono di non riuscirci. Se poi persistono nel provare per lungo tempo, scoprono, da qualche parte lungo il percorso, che la concentrazione è accaduta, ma non è dovuta alla propria volontà. Voi vi arrendete e così queste cose accadono da sole. Sono fatte da Dio e non appartengono a voi. Tutti i poteri appartengono al Signore.
Così, sebbene viviamo in una contraddizione apparente di libertà e schiavitù, spero possiate vedere più chiaramente che è semplicemente un’apparenza, un’illusione: noi siamo sia liberi che schiavi.
Un corollario di questo aspetto è ciò che noi siamo per l’altro: siamo sempre così centrati su noi stessi, pensando a ciò che gli altri sono per noi, che non ci accorgiamo che essi sono di base ciò a cui noi siamo arresi o tentiamo di arrenderci. Così, per gli altri, anche voi siete un altro e siete ciò a cui loro si stanno arrendendo. Voi siete il loro Dio, siete la natura divina con la quale essi cercano l’unione.
Ciò che siete, la vostra natura, automaticamente determina ciò che si svela a loro, quando si arrendono a voi. Ciò che voi siete, la vostra natura divina, quando si arrende ad un altro, automaticamente appare a lui come ciò che in modo naturale accade in meditazione: azioni purificatrici, sigilli energetici, restrizione del respiro e tutto il resto.
In altre parole, voi siete il potere che porta all’altro tutte queste cose attraverso la sua graduale esperienza di voi con la sua resa. Ed è una buona cosa che voi non dovete far questo con la volontà. Tutto è già stabilito, dato che ciò che voi siete è ciò che fa apparire tutto così come è. Tutto questo è un fatto compiuto: l’apparenza del tempo è questo graduale svelarsi di voi a loro, passo per passo.
In verità, voi esistete indipendentemente dal tempo. La Verità già è, ciò che voi siete già è. L’altro semplicemente sta accettando che voi avete la libertà di scelta ed anche che voi agite indipendentemente dalla sua scelta. Ciò che Dio è, è già determinato per loro. Ciò che sarà la loro esperienza è già stabilita, perché voi siete ciò che siete.
Quindi, è di grande valore vedere la situazione da entrambe le parti. Ciò fornisce una prospettiva differente e rende tutto più chiaro. Si può vedere la persona come Essere Supremo, poiché per l’altro, voi siete questo Essere Supremo, dato che non esiste null’altro che voi.
Voi potreste dire: “Bene, ci sono gli altri, ci sono altri come me”. Si, ma la loro natura è identica, così non importa a chi essi si arrendono, se a uno, a tutti o ad una qualsiasi combinazione di ciò. E’ sempre la stessa cosa, quindi non importa a chi vi arrendete, purché sia la natura divina e non le proprie illusioni su ciò che essi sono.
Comprendete come funziona l’approccio metafisico alla resa? Coloro tra di voi che avranno la pazienza di seguire questa visione, saranno gradualmente pronti a comprendere lo Yoga Naturale da tutte queste prospettive e un giorno, con la Grazia di Dio, la loro comprensione sarà completa, non per le mie parole, ma perché l’avranno sperimentato più volte direttamente. Un insegnante può solo indicare la Verità, e dire: “E’ là”. Lo studente deve scegliere di guardare, di osservare.”