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Integrare il Risveglio

Integrare il Risveglio
7 Gennaio 2020 Harihar

Quando si parla di Risveglio del Sé, le persone storcono il naso e reputano impossibile, delle volte addirittura presuntuoso e assurdo desiderare o ritenersi abilitati a realizzare questa consapevolezza. Tuttavia, per quanto difficile sia la meta, essa è anche la cosa più semplice, lo stato più naturale che la persona può sperimentare. Per capire questo dobbiamo prima comprendere qualcosa su ciò che noi non siamo. Quando ci chiediamo: “Chi sono io?”, nella maggior parte dei casi, la risposta sarà data da una logica mentale ed intellettiva: “Beh, è ovvio che io sono questa persona!”, “Io sono un avvocato, un impiegato, un padre, un uomo, una donna”. Tutte queste e moltissime altre, sono le idee che abbiamo accumulato su ciò che siamo, ma la domanda non è “Cosa pensi su te stesso?” ma “Chi sei prima di pensare a te stesso?” Esiste una sostanziale differenza fra questi due aspetti: chi uno è e cosa egli pensa di essere. Il Risveglio del Sé è la consapevolezza di ciò che noi siamo realmente senza passare attraverso il processo di pensare a noi stessi. Indipendentemente da quanto siamo coinvolti, distratti e identificati in pensieri, o con le etichette, consce e inconsce che diamo a noi stessi, ci siamo sempre; siamo quella presenza che testimonia l’apparire di questi fenomeni, di queste percezioni, ma non siamo le percezioni. Il problema principale per chi desidera conoscere la Verità, è la difficoltà nell’abbandonare ogni concetto per conoscere solo l’entità primordiale o vera essenza di se stesso. Il Risveglio è lo stato puro, la conoscenza non processuale di chi veramente uno è. Nella maggior parte dei casi l’intera visione della vita cambia inevitabilmente e più o meno stabilmente in base alla profondità dell’esperienza stessa. Ma come distinguere il Risveglio del Sè da altre esperienze simili? Non è sempre così facile, soprattutto se si è soli nella ricerca.  Ciò che differenzia il Risveglio da altre esperienze, è l’assenza di separazione. Se il ricercatore vive un’esperienza spirituale profonda, diciamo che sente amore o si sente unito a tutto l’universo e si percepisce avvolto da una luce bianca e pura che compenetra ogni cosa, potremmo essere portati a credere che si tratti di ciò che chiamiamo Sé, ma se in quell’esperienza erano presenti significati e il ricercatore osservava o sentiva e percepiva qualcosa, si tratta sempre di un’esperienza sensoriale, anche se sottile, ma non del Risveglio di colui che fa l’esperienza. Luci, sentimenti, percezioni, includono un processo e una distanza tra l’oggetto in questione e colui che lo sperimenta. Nel Risveglio del Sé, ogni processo si annulla. Proprio per questo motivo rimane difficile, se non impossibile, spiegare con la mente e le parole ciò che non ha significati. Ciò nonostante, la comunicazione è utile per rafforzare la coscienza di ciò che è accaduto. Senza comunicare, l’esperienza rimane sospesa e non integrata. L’io limitato il quale comunica l’esperienza, si arrende al Sé quando la consapevolezza è stata completamente manifestata a qualcuno. Chi ha avuto il Risveglio, ha compreso che esiste una Verità eterna al di la della propria mente e sa che non ci sono parole per descriverlo, ma nel cercare le parole giuste, accade una trasformazione nell’io, il quale si apre e si arrende all’evidenza che esiste una sola Verità e che lui (l’io) è solo un pensiero. La domanda: “Chi sono io?” che utilizzo negli INTENSIVI SULLA CONSAPEVOLEZZA DI CHI SEI TU, è centrale per completare il processo: Risveglio – integrazione del Risveglio attraverso la condivisione comunicata. Nasce una consapevolezza impersonale che porta ad una profonda realizzazione: “Io sono io”, “Io sono Dio”, “Io sono tutto e nulla”, “Io sono l’eterno”, “Io sono silenzio infinito”. Ciò che viene comunicato, non può essere dimostrato, localizzato, definito, come possono invece essere i sentimenti, i pensieri o le sensazioni fisiche. Una affermazione del tipo: “Io sono me stesso” non è da confondere con un aspetto della personalità. Ciò che il ricercatore Risvegliato sta cercando di dire, è che Egli non è definibile, localizzabile, ma eterno, impersonale, pura consapevolezza consapevole di se stessa. Se la consapevolezza riconosce se stessa, non può che comprendere di essere proprio se stesa (io sono me stesso). Le stesse parole le ritroviamo in: “Io e il Padre siamo Uno).

È importante notare che la realizzazione non è logica ma esperienziale e che non è lo stato di unione ma un modo per esprimerlo e viverlo. Voi potreste avere dei Risvegli, ma non comprendere chi siete veramente. A questo punto potrebbe giungere una domanda: ma che importanza può avere sapere chi si è, se si è già Risvegliati? Il Risveglio non è stabile fintantochè non è accettata la Verità, ossia finchè l’io illusorio non si arrende alla sua inesistenza. Capite che questo richiede del tempo. Intanto la consapevolezza va e viene. Il Sé si alterna all’identificazione con l’io. Questo accade perché continuamente crediamo a ciò che non siamo. Per lo stesso motivo, anche dopo esperienze spirituali profonde, ricadiamo indietro. Divenire coscienti di CHI o COSA si è, rappresenta una condizione di maggior coscienza della Verità. In termini pratici, vuol dire accettare la Verità stessa. Nel momento in cui avviene tale realizzazione, la Verità sperimentata non viene separata da colui che l’ha sperimentata poiché sono la medesima coscienza. Nel caso in l’integrazione non avvenga, il Risveglio rimarrà sospeso in attesa di un nuovo e più completo riconoscimento, una più intima compenetrazione che noi chiamo anche annullamento dell’io separato. Lavorando sulla domanda “Chi sono io?” il ricercatore si troverà naturalmente costretto a confrontare molti elementi separatori: come faccio io a credere di essere Dio?, come faccio io a essere tutto? Come faccio io a essere eterno? Nel momento in cui questo io smette di chiedersi tutto questo, il Sé rimane cosciente. Affermare “Io sono Dio”, sarà naturale e sincero e da questa presa di coscienza, non solo uno capisce veramente chi egli è, ma non perde questa consapevolezza.

Harihar

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